Una commode di Gaspare Bassani

Gaspare Bassani commode

Gaspare Bassani (attribuita a), Commode, 1790 ca
Legno di noce e abete intarsiato in bois de rose, bois de violette, palissandro, bosso, acero, acero tinto verde. Piano in marmo Bardiglio, cm.97x133x68

Il mobile fu pubblicato come opera di Giuseppe Maggiolini da Giuseppe Morazzoni,[1] assieme ad alcune dei più belle opere dell’ebanista di Parabiago come la commode per il banchiere Greppi (Milano, Civiche Raccolte artistiche),[2] il secretéire per la sorella dell’arciduca Ferdinando Maria Amalia (Stupinigi, Palazzina di caccia),[3] la commode con ribalta e alzata (Milano, collezione Litta Modignani).[4]
Si tratta di un’opera caratterizzata da un solido impianto compositivo, decorata da intarsi di bel disegno finemente eseguiti con legni luminosi, ravvivati da ampie stesure di acero tinto verde, che davvero reggono il confronto con quelli di Maggiolini. Morazzoni notò giustamente la bellezza dell’invenzione ornamentale, che egli riteneva derivata, proprio come per la commode Greppi, da “disegni di Andrea Appiani e Giuseppe Levati”, e la qualità esecutiva, per nulla inferiore a quelle delle migliori opere di Maggiolini.
Oggi l’attribuzione di questo mobile, che ricompare all’attenzione della storiografia dopo sessant’anni – e un restauro che ne permette la corretta lettura -, non risulta più condivisibile.  Rimane invece valido il giudizio sulla sua qualità artistica, che non sfuggì all’occhio attento di Giuseppe Morazzoni. Il suo autore, oggi sappiamo,  è un ebanista ben noto agli studi, ricordato nelle cronache del tempo, citato nella “Gazzetta Enciclopedica di Milano” del 19 marzo 1789 come uno dei migliori intarsiatori milanesi, premiato nel 1793 dalla Società Patriottica di Milano “per certi bellissimi saggi della sua abilità”.[5]  Anche lo stesso Morazzoni ne ricorda il nome nel testo introduttivo del volume Il mobile neoclassico italiano, senza però conoscerne le opere e dunque senza poter collegare il nome al mobile che egli stesso pubblica.
Il suo nome è Gaspare Bassani. Fu Alvar Gonzàlez-Palacios[6] a pubblicare la sua unica opera sino ad oggi certa, firmata e datata 1789: un tavolo da gioco decorato da una fittissima decorazione a intarsio, già presso la Rocca di Soragna dei Principi Meli Lupi, esposto alla mostra Il Neoclassicismo in Italia[7] e successivamente pubblicato da chi scrive.[8]  Sia nel tavolo sia nella commode in questione Bassani si dimostra, oltre che un bravo intarsiatore, un abile disegnatore di ornati ispirati al più squisito gusto neoclassico milanese. I girali con anfore nelle riserve della facciata e dei fianchi, il fregio con festoni di fiori del cassetto sottopiano  e delle corrispondenti riserve dei fianchi, e ancora i fregi su fondi verdi, le teste di imperatori, le candelabre sui pilastri, sono certamente frutto di una messa a punto autonoma di Bassani, che si dimostra davvero un bravo disegnatore di ornati, come nel caso del tavolo datato 1789. La figura di Apollo intento alla lettura nella riserva circolare al centro della facciata, fu forse derivata da un’incisione.


[1] G. Morazzoni, Il mobile neoclassico italiano, Milano 1955, Tav. CCCXVIII [2] Ibidem, Tav. CCCXVII [3] Ibidem, Tav. CCCXV [4] Ibidem, Tav. CCCXVI [5] Ibidem, p. 44 [6] A. Gonzàlez-Palacios, Il tempio del gusto: le arti decorative in Italia fra classicismi e barocco; il granducato di Toscana e gli stati settentrionali, 2 Voll., Milano 1986, I, p, 255, II, p. 273, [7] E. Colle, Il Neoclassicismo in Italia, Milano 2002, p.363 e 513 [8] G. Beretti, Laboratorio, contributi alla storia del mobile lombardo, Milano 2005, p. 106 e sgg.

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