Un secrétaire ercolanense a Palazzo Reale

Giuseppe MaggioliniSecrétaire, 1795 ca
Fusto in legno di noce e abete intarsiato in palissandro, bois de rose, mogano, bosso, acero, acero tinto verde, pero, ciliegio, noce e altri legni non correttamente identificabili. Piedi accorciati. Cm 134x100x40
Milano, Palazzo Reale

Bibliografia:
Mostra commemorativa di Giuseppe Maggiolini, catalogo della mostra (Milano, Museo di Milano, novembre / dicembre 1938), Milano 1938, pp. 45-46, Tav. 36
G. MorazzoniIl mobile intarsiato di Giuseppe Maggiolini, Milano 1953, Tav. XXIX
G. MorazzoniIl mobile neoclassico italiano, Milano 1955, Tav. CCCXIII
G. A. Bescapè, Il Regio Ducal Palazzo di Milano dai Visconti ad oggi, Milano 1970
G. BerettiGiuseppe e Carlo Francesco Maggiolini, l’officina del Neoclassicismo, Milano 1994, pp. 114-117

Giuseppe LevatiCopia da un’antica pittura ercolanens, 1795 ca. Grafite, penna e acquerello su carta bianca, mm. 259×191. Milano, Gabinetto dei disegni delle Raccolte artistiche del Comune di Milano, Raccolta Maggiolini, Inv. B 125

Tra gli arredi che si conservano presso il Palazzo Reale di Milano vi è un secrétaire, eseguito da Giuseppe Maggiolini, reso noto per la prima volta nel 1938 in occasione della celebre mostra commemorativa allestita nelle sale di Palazzo Sormani per celebrare il bicentenario dalla nascita del celebre ebanista. Nel catalogo della mostra è fotografato alla tavola 36[1], curiosamente sormontato dalla scultura, forse in porcellana, di un elefante indiano. Come spesso accade per altri arredi commissionati per il Palazzo, del secrétaire non si conserva tra documenti e inventari alcuna memoria.

I soli documenti pervenuti sino a noi sono ancora una volta i disegni riconducibili al mobile. Per l’anta a calatoia e per la portina inferiore di sinistra Maggiolini utilizza due dei migliori disegni di Giuseppe Levati presenti nel Fondo (Inv. B 122 bis, B 125)[2], Si tratta delle trascrizioni, non del tutto fedeli, di tavole presenti nel volume III Antiche Pitture de Le antichità di Ercolano esposte, edito a Napoli nel 1762. Per la portina inferiore di destra Maggiolini utilizza invece un disegno di Andrea Appiani (Inv. B 15)[3].

Giuseppe LevatiCopia da un’antica pittura ercolanense, 1795 ca. Grafite, penna e acquerello su carta bianca, mm. 243×302. Milano, Gabinetto dei disegni delle Raccolte artistiche del Comune di Milano, Raccolta Maggiolini, Inv. B 123

Maggiolini intarsia così le celebri rovine dall’antico, con erme dimenticate tra bacili e serti di colonne distrutte, portali, brocche e are ancora ardenti. Il medesimo intarsio, presente sull’anta a calatoia, seppur con alcune varianti e con una diversa scelta di legni, è presente sul secrétaire oggi a Stupinigi. A incorniciare le scene sono motivi fogliacei di bel disegno, delle quali purtroppo non si conserva memoria nel fondo di bottega. Lo stesso si può dire per le tarsie presenti sui pannelli dei fianchi: leggeri racemi in legno chiaro su un oscuro fondo di palissandro suonano come riletture della migliore grottesca. Se da un lato appare chiara la medesima impostazione strutturale di questo mobile e del secrétaire di Stupinigi, capolavoro di epoca arciducale, ben più strette sono le affinità con altri tre mobili dello stesso genere: il primo conservato a palazzo Isimbardi a Milano, il secondo già pubblicato da Clelia Alberici e il terzo recentemente comparso in una vendita della casa d’aste Il Ponte di Milano. Si tratta di mobili eseguiti da Giuseppe Maggiolini sul finire del Settecento, in seguito all’entrata di Napoleone Bonaparte a Milano, quando la Lombardia entrò a far parte della Repubblica Cisalpina.

Andrea AppianiAra e anfora, 1795 ca. Grafite, penna e acquerello su carta bianca, mm. 225×331. Milano, Gabinetto dei disegni delle Raccolte artistiche del Comune di Milano, Raccolta Maggiolini, Inv. B 15

[1] Mostra commemorativa di Giuseppe Maggiolini, catalogo della mostra (Milano, Museo di Milano, novembre / dicembre 1938), Milano 1938, pp. 45-46, scheda 79, tav. XXXVI [2] G. Beretti, A. Gonzáles-PalaciosGiuseppe Maggiolini. Catalogo ragionato dei disegni, Milano 2014, pp. 115-117 [3] Ibidem, pp. 96-97

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