Uno scrittoio con sei gambe

Giuseppe Maggiolini scrittoio Castello Sforzesco Milano

Giuseppe MaggioliniScrittoio, 1790 ca
Fusto in legno di noce, abete e pioppo intarsiato in palissandro, radica di noce, bois de rose, bosso, acero e altri legni non correttamente identificabili. Maniglie in ottone dorato. Cm 80x135x75
Milano, Raccolte Artistiche del Comune di Milano, Inv. Mobili 391
Restauro Giuseppe Beretti, 2013

Bibliografia:
G. MorazzoniIl mobile intarsiato di Giuseppe Maggiolini, Milano, 1953, Tav. XXXVII
G. RosaI mobili delle Civiche Raccolte Artistiche di Milano, Milano 1963, p. 402
E. ColleMuseo d’Arti Applicate: mobili e intagli lignei, Milano 1996, p. 109
A. Wegher
Uno scrittoio con sei gambe, in G. Beretti, a cura di, Maggiolini al Fuorisalone, catalogo della mostra (Milano, Galleria San Fedele, 13-19 aprile 2015), Milano 2015, scheda 13

Sono poche le notizie oggi note a proposito della storia di questo scrittoio conservato presso le Civiche Raccolte d’Arte applicata di Milano (Inv. Mobili 391). Già di proprietà del dottore e fisico Carlo Dell’Acqua, passò nel 1871 per lascito testamentario al nobile Camillo Tanzi che lo legò[1], a sua volta, nel 1888 alle Raccolte Artistiche del Comune di Milano[2].
Pubblicato per la prima volta da Giuseppe Morazzoni[3], il mobile è caratterizzato dall’andamento curvo dei due lati brevi. Sul fronte si apre un pianetto, sul lato opposto quattro cassetti laterali (che celano segreti), e uno centrale. E’ sorretto da sei gambe finemente intarsiate: nel rocchetto superiore in palissandro si contrappongono due registri a unghiature in bosso. Il corpo troncoconico è intarsiato a listelli di palissandro e bois de rose; sul puntale un motivo intarsiato a foglie oblunghe sostituisce simula guaine metalliche.
Motivi geometrici e decorazioni fogliacee scandiscono l’organizzazione compositiva del piano. Domina al centro un rosone incorniciato da un anello in bois de rose, racchiuso in una riserva stellata. Quattro delle otto punte sono arricchite da un motivo vegetale – forse la traduzione lignea di un studio conservato nel Fondo dei disegni di bottega (Inv. A 90)[4]. Non si conserva invece il progetto per i fregi con conchiglie tra foglie d’acanto presenti nelle lunette laterali. Nella riserva rettangolare al centro del fronte è intarsiato un ornato all’antica con brocca e piatto fra racemi a volute. Il soggetto è tratto, con qualche variazione, da un disegno di Agostino Gerli (Inv. A 23)[5]. La bordura intarsiata a nastro, come tutte quelle che scandiscono i motivi geometrici sul piano, trovano corrispondenze palmari con i dettagli delle tavole di Giocondo Albertolli (1743-1739) raccolte nei due album Ornamenti Diversi (1782), e Alcune decorazioni di nobili sale (1787), che presentano parte delle decorazioni realizzate dallo stesso Albertolli nel “Regio Ducal Palazzo” e in altre dimore milanesi.

Giuseppe Maggiolini scrittoio Castello Sforzesco Milano

Lungo la fascia superiore del mobile corre un fregio a tralci di vite, traduzione lignea di un disegno del Fondo (Inv. A 375)[6] attribuito a Giuseppe Levati (1739-1828) già impiegato per le tarsie di una commode proveniente dalla collezione Kinnaird. Lo stesso fregio lo si ritrova ancora su un terzo mobile realizzato sempre intorno al 1790 dall’ebanista di Parabiago: un secrétaire con tarsie d’ispirazione ercolanense conservato presso una collezione privata milanese[7]. A legare queste opere è inoltre una medesima qualità dell’intarsio che presenta una grande ricchezza cromatica, sottilmente trattenuta da un delicato pittoricismo, già lontano dalla secchezza delle prime opere eseguite. Si crea così un effetto morbido, quasi vellutato grazie alla fine ombreggiatura delle tessere che presentano gradazioni di chiaroscuro, ottenute tramite la già ben rodata brunitura a caldo[8]. Nonostante rimanga al momento impossibile stabilire una datazione certa dello scrittoio, esso è collocabile nel corso degli anni Novanta, entro la produzione ormai matura di Giuseppe Maggiolini.


[1] M. Canella, M. Germani Dell’Acqua, Il tesoro dei poveri, Cinisello Balsamo 2001, p. 216 e sgg. [2] Archivio Civiche Raccolte d’Arte, Serie III, 2, Museo Artistico Municipale, Elenco dei legati, pagine non numerate ad annum [3] G. MorazzoniIl mobile intarsiato di Giuseppe Maggiolini, Milano, 1953, Tav. XXXVII [4] G. Beretti, A. Gonzàlez-PalaciosGiuseppe Maggiolini, Catalogo ragionato dei disegni, Milano 2014, pp. 38-39 [5] Ibidem, pp. 29-30 [6] Ibidem, p. 79 [7] G. Beretti, Laboratorio, contributi alla storia del mobile lombardo, Milano 2005, pp. 70 e sgg [8] G. Beretti, Giuseppe e Carlo Francesco Maggiolini, l’officina del neoclassicismo, Milano 1994, pp. 85 e sgg.

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