Una commode con l’allegoria dell’amore

Giuseppe Levati disegno per anta commode Giuseppe Maggiolini
Giuseppe LevatiMetà di una composizione decorativa e particolari di due fregi, 1790 ca. Grafite, penna e acquerello su carta greggia, mm. 456×795. Milano, Gabinetto dei disegni delle Raccolte artistiche del Comune di Milano, Raccolta Maggiolini, Inv. E 18

Giuseppe MaggioliniCommode, 1790 ca.
Fusto in legno di noce e abete intarsiato in mogano, palissandro, radica di noce, acero, acero tinto verde, bosso e altri legni non correttamente identificabili. Piano in marmo bardiglio. Piedi accorciati. Cm. 90,5x120x66
Collezione privata

Bibliografia:
G. Beretti, Giuseppe e Carlo Francesco Maggiolini, l’officina del Neoclassicismo, Milano 1994, pp. 94-97
P. TomezzoliUna commode dalla collezione Kinnaird, in G. Beretti, a cura di, Maggiolini al Fuorisalone, catalogo della mostra (Milano, Galleria San Fedele, 13-19 aprile 2015), Milano 2015, scheda 8

Nel Fondo Maggiolini si conservano due disegni, tra i più belli di Giuseppe Levati (1739-1828), entrambi riconducibili a un mobile riccamente intarsiato probabilmente parte di un’originaria coppia. Nel primo foglio (Inv. E 18)[1], di grandi dimensioni, due colombe che volteggiano legate a un nastro sono racchiuse entro una rigogliosa corona di fiori. È l’allegoria dell’amore coniugale che Giuseppe Maggiolini esegue fedelmente in legni policromi su di una non consueta radica di noce. La grande tarsia prende posto sul pannello frontale della commode, eseguito secondo quel meccanismo dell’anta che una volta sollevata rientra nel corpo del mobile, rendendo così disponibili i due grandi cassetti interni. Al di sopra è poi il cassetto sottopiano, estraibile a uso di scrittoio a sua volta contenente piccoli cassetti. Il medesimo disegno utilizzato per la tarsia dell’anta frontale riporta un fregio con crateri entro tralci di vite, utilizzato per la fascia sottopiano che corre sul fronte e sui lati del mobile. Non casuale e probabilmente non marginale ai fini della datazione dell’opera è poi la vicinanza della lesena proposta lungo il margine destro del disegno con quella intarsiata sugli spigoli del secrétaire eseguito intorno al 1790 per l’arciduchessa Maria Beatrice d’Este oggi conservato presso la Palazzina di caccia di Stupingi. Per l’esecuzione dei fianchi Maggiolini utilizza il secondo disegno che Giuseppe Levati appronta per l’esecuzione del mobile, acquerello policromo di grande invenzione (Inv. C 41)[2]. Si tratta della lettera W, simbolo dell’interiezione “viva, evviva” quale grido di acclamazione ed esultanza, coronata e accompagnata dai simboni di prosperità e buon governo: il caduceo, attributo di Mercurio Dio del commercio, le cornucopie che rimandano all’abbondanza, e rami di ulivo emblema della pace. Viste le iconografie del fronte e dei fianchi è dunque lecito pensare a una commessa o a un donativo in occasione del matrimonio di un funzionario di governo sotto l’autorità dell’arciduca Ferdinando.

Commode Giuseppe Maggiolini

Sul piano superiore del mobile è posto un curioso cartiglio, recante l’iscrizione “The Lord Kinnaird”. Tipo di carta e stile grafico fanno pensare agli ultimi anni dell’Ottocento. Si potebbe verosimilmente supporre faccia riferimento ad Arthur Fitzgerald, undicesimo Lord Kinnaird (1847-1923). Discendente da un’antica e nobile famiglia scozzese, insignita sin dal dodicesimo secolo del baronato del Perthshire, Arthur Kinnaird affiancò alla tradizionale attività di famiglia, quella di banchieri, una fortunata carriera sportiva divenendo uno dei più celebri giocatori di football del suo tempo. Nella storia della dinastia del resto non mancano protagonisti dalla forte personalità. Douglas James William Kinnaird (1788-1830) grande amico di Lord Byron, il cui nome è spesso citato nelle Lettere del poeta; il padre, George, settimo Lord Kinnaird (1754-1805), grande connoisseur e collezionista che nel 1792 acquista parte di ciò che rimane della celebre Collezione Orleans che annovera opere di Tiziano, Tintoretto, Veronese, Correggio, Rembrandt e Rubens. La collezione sarà trasferita nella tenuta di Rossie Priory da Charles, ottavo Lord Kinnaird dove viene ammirata da Gustav Friedrich Waagen che tra il 1854 e il 1856 compie un viaggio attraverso le più note gallerie e collezioni d’arte britanniche fornendone una meticolosa descrizione nel volume Galleries and Cabinets of art in Great Britain pubblicato a Londra da John Murray nel 1857.
Purtroppo il corso degli eventi non è propizio a Rossie Priory che alla fine della Seconda Guerra Mondiale cade quasi in rovina. Nel 1948 parte della collezione è venduta all’incanto dalla casa d’aste Sotheby’s di Londra e il resto sarà poi disperso nei decenni a venire fino agli anni Novanta del secolo scorso.
Non vi è alcun elemento che consenta di ipotizzare attraverso quale via la commode sia giunta presso Rossie Priory, se non il fatto che sul volgere dell’Ottocento i mobili intarsiati di Giuseppe Maggiolini iniziarono a godere di grande interesse sul mercato collezionistico internazionale[3].

Giuseppe Levati disegno per tarsia Giuseppe Maggiolini
Giuseppe LevatiLettera W coronata, 1790 ca. Grafite, penna e acquerello su carta bianca, mm. 306×328. Milano, Gabinetto dei disegni delle Raccolte artistiche del Comune di Milano, Raccolta Maggiolini, Inv. C 41

[1] G. Beretti, A. Gonzáles-PalaciosGiuseppe Maggiolini. Catalogo ragionato dei disegni, Milano 2014, p. 332-333 [2] Ibidem, pp. 251-252 [3] P. TomezzoliUna commode dalla collezione Kinnaird, in G. Beretti, a cura di, Maggiolini al Fuorisalone, catalogo della mostra (Milano, Galleria San Fedele, 13-19 aprile 2015), Milano 2015, scheda 8

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