Una coppia di tavoli da gioco con i Trionfi della Musica

Giuseppe Maggiolini, Coppia di tavoli da gioco con piani reversibili, 1805 ca.
Legno di noce e abete intarsiato in mogano, palissandro, piuma di noce, bois de rose, bosso, ciliegio, pero, acero, acero tinto verde e altri legni non correttamente indentificabili. Cm 80x80x40
Milano, Civiche Raccolte d’Arte Applicata, Inv. Mobili 655 e 655 bis

Bibliografia:
N. Barbantini, G. Lorenzetti, G. Morazzoni, T. Tarchiani, a cura di, Il Settecento italiano, catalogo della mostra, Milano-Roma 1932, figg. 144-145
Mostra commemorativa di Giuseppe Maggiolini, catalogo della mostra (Milano, Museo di Milano, novembre / dicembre 1938), Milano 1938, p. 39, scheda 52, tav. XXI
La casa italiana nei secoli: mostra delle arti decorative in Italia dal Trecento all’Ottocento, catalogo della mostra (Firenze, Palazzo Strozzi, maggio / novembre 1948), Firenze 1948, p. 62
G. MorazzoniIl mobile intarsiato di Giuseppe Maggiolini, Milano, 1953, Tavv. XLVIII, LI
G. RosaI mobili delle Civiche Raccolte Artistiche di Milano, Milano 1963, n. 399
G. BerettiGiuseppe e Carlo Francesco Maggiolini, l’officina del Neoclassicismo, Milano 1994, pp. 190-193
E. ColleMuseo d’Arti Applicate: mobili e intagli lignei, Milano 1996, pp. 342-343

Presso le Civiche Raccolte d’Arte del Comune di Milano si conservano due mobili che appartengono alla tipologia dei tavoli da gioco trasformabili che Giuseppe Maggiolini eseguì in gran numero per la corte tra il 1802 e il 1807 ca. Il piano quadrato composto da due semipiani incernierati può essere richiuso e ruotato con un meccanismo tanto semplice quanto ingegnoso, messo a punto da Maggiolini, che permette la trasformazione del tavolo da gioco in piccola console. Si tratta di due tavoli connotati da una ricchezza decorativa non comune in questo tipo di arredo. Sebbene le gambe non siano più curate del solito, semplicemente impiallacciate e filettate, con cornici di riporto al colletto che le raccorda alle fasce, non consueta appare invece la presenza del raffinato fregio intarsiato sulle fasce, solitamente impiallacciate e decorate da semplici filettature. Si tratta di un tralcio di vite fedelmente tradotto da un disegno oggi conservato presso il Fondo Maggiolini (Inv. C 253)[1]. Asimmetrico rispetto all’asse centrale, il progetto presenta nella metà destra lo sviluppo del modello per le fasce lunghe e, in quella di sinistra lo sviluppo per le due fasce laterali più corte. Legato alla foglia centrale è poi un cartiglio, lasciato vuoto nell’intarsio, reca nel disegno l’iscrizione “Maggiolini”. Ciò che però pone questa coppia di tavoli all’altezza della migliore produzione maggioliniana sono le tarsie dei piani. Quello principale è centrato da un’ampia campitura di palissandro, bordata in bois de rose, attorno alla quale corre un virtuosistico nastro attorcigliato. Consueto, ma pur sempre degno di attenzione, è il raffinato intarsio dei quattro mazzi di fiori agli angoli.

Giuseppe Levati disegno per tarsia Giuseppe Maggiolini
Giuseppe LevatiTrofeo musicale, 1804 ca. Grafite, penna e acquerello su carta greggia, mm. 277×437. Milano, Gabinetto dei disegni delle Raccolte artistiche del Comune di Milano, Raccolta Maggiolini, Inv. C 203

I due semipiani, impiallacciati con un luminoso mogano, sono organizzati attorno a una cartella esagonale allungata, racchiusa ai quattro lati da piccole vele triangolari con tralci di vite intarsiati. Anche per questo motivo si conserva il disegno preparatorio (Inv. B 299)[2]. Inseriti nella cartella centrale su un fondo oscuro di palissandro e incorniciati dalla consueta bordura di foglie, sono due Trionfi della Musica attentamente messi a punto in due disegni preparatori (Inv. C 202, C 203)[3]. Si tratta di due fogli estremamente vicini sia iconograficamente sia esecutivamente a uno dei più bei disegni di Giuseppe Levati conservati nel Fondo (Inv. C 51)[4]. Lungo i margini superiori dei fogli, preziosi appunti raccontano la storia dei due tavoli da gioco. Sul primo si legge “1/2 cop.to Tavolino da gioco Luglio 1804 alla Vil.a Bonap.te e Ciceri / Venez.a 1805 / X avertenza”, sul secondo “1/2 cop.to Tavoli da gioco alla Vil.a Bonap.te / Luglio 1804 gran caldo”. Senza soffermarsi sul reimpiego del primo disegno per un mobile eseguito per la famiglia Ciceri, e sul “gran caldo” che dovette fare nella Milano del luglio 1804, le due iscrizioni collocano questa coppia di mobili di straordinaria qualità proprio negli anni che vedono i “fasti italici” di Napoleone, poi effigianti nel memorabile ciclo di Andrea Appiani[5], e nei lavori di ammodernamento dei palazzi di corte cittadini. Così come la particolarissima coppia di commode eseguita nello stesso anno per volere di Francesco Melzi, questi tavolini testimoniano il coinvolgimento della bottega nel clima di entusiasmo e speranza di quegli anni.

Giuseppe Levati trofeo musicale per tarsia Giuseppe Maggiolini
Giuseppe LevatiTrofeo musicale, 1804 ca. Grafite, penna e acquerello su carta greggia, mm. 279×423. Milano, Gabinetto dei disegni delle Raccolte artistiche del Comune di Milano, Raccolta Maggiolini, Inv. C 202

Di fatto proprio dal 1802 al 1805, anno in cui Napoleone fu incoronato imperatore, dovette essere un periodo di frenetica attività per le manovalanze artigianali milanesi. Si intraprendono infatti grandiosi lavori a Palazzo Reale, reduce dalle spoliazioni e dai danni subiti tra il 1796, quando fu invaso dai soldati francesi che lo utilizzarono come caserma, e il 1799, quando il governo del Direttorio prima di lasciare la Lombardia tentò di vendere all’asta parte degli arredi. Una volta fuggiti i francesi, il palazzo fu poi saccheggiato dalla cittadinanza. Il canonico Mantovani così ricorda nel suo diario i lavori di ammodernamento voluti da Napoleone Bonaparte per il “nuovo” Palazzo Imperiale: “In corte si sono già messi in ordine alcuni appartamenti con un lusso di mobili superiore al passato”[6]. I due tavoli da gioco di cui si scrive non furono però eseguiti per il Palazzo Imperiale, già arciducale, ma più probabilmente per Villa Bonaparte (come recita l’iscrizione sui due disegni preparatori) già Belgiojoso, oggi sede della Galleria d’Arte Moderna. Che facessero parte dei mobili di corte è un fatto certo, confermato dalla punzonatura M. R. (mobilier royal) e dai successivi numeri d’inventario di epoca sabauda. Oggi parte delle Civiche Raccolte d’Arte del Comune di Milano non è facile ricostruire gli spostamenti di questi arredi, uno dei quali appare, insieme a una delle commode “Melzi”, in una vecchia fotografia anteguerra probabilmente eseguita in una saletta di Palazzo Reale a Milano[7].

Mobili Giuseppe Maggiolini Palazzo Reale Milano

[1] G. Beretti, A. Gonzáles-PalaciosGiuseppe Maggiolini. Catalogo ragionato dei disegni, Milano 2014, pp. 304-305 [2] Ibidem, pp. 156-157 [3] Ibidem, pp. 292-294 [4] Ibidem, pp. 253-255 [5] G. L. Mellini, I fasti napoleonici di Andrea Appiani, in L’imperatore sugli scudi, il tema del trionfo nell’iconografia napoleonica, Livorno 1990, pp. 21-32 [6] Storia di Milano, Treccani, Vol. XIII, p. 20 [7] G. BerettiGiuseppe e Carlo Francesco Maggiolini, l’officina del Neoclassicismo, Milano 1994, p. 176

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