Giuseppe Maggiolini, Libreria, 1810 ca
Fusto in legno di noce e abete intarsiato in palissandro, bosso, acero, acero tinto verde, pero, e altri legni non correttamente identificabili. Piedi accorciati.
Già Colnago, collezione Giulia Jodani
Bibliografia:
G. Morazzoni, Il mobile intarsiato di Giuseppe Maggiolini, Milano 1953, Tav. XXXV
Già noto agli studi, conservato nel Fondo Maggiolini, è il progetto (Inv. C24)[1] che Luigi Canonica (1752-1844), allievo di Piermarini, approntò per la realizzazione della grande libreria che il conte Giuseppe Prina (1766-1814), ministro delle finanze, commissionò nel 1807 al celebre ebanista di Parabiago. Di questo grande mobile se ne è persa traccia, forse distrutto già nel 1814, quando la folla inferocita, dopo aver linciato il ministro, assaltò e saccheggiò il suo palazzo milanese. Sebbene Maggiolini si sia dunque confrontato con questa tipologia di arredo poco o nulla è giunto intatto ai giorni nostri. Una rarità è la libreria che compare alla tavola XXXV della prima monografia che Giuseppe Morazzoni dedicò all’ebanista nel 1953[2].
Il mobile, dal profilo scantonato, si sviluppa su due corpi. Quello inferiore è costituito da due ante. La fascia sottopiano è divisa in due cassetti sormontati da un tiretto ad uso di leggio o di scrittoio. Nel corpo superiore sono invece due grandi ante vetrate che rendono visibile la scaffalatura interna. Tutte le superfici sono rivestite di un legno scuro, difficilmente identificabile attraverso l’unica fotografia in bianco e nero di cui disponiamo. Sulle due ante inferiori spiccano in legno chiaro ampie riserve circolari entro le quali trovano posto rigogliosi mazzi di fiori legati da nastri. Il medesimo tema floreale è poi declinato in forma di festone nelle riserve dei montanti. Per i montanti superiori, solo uno è visibile nella fotografia a noi nota, Maggiolini utilizza un disegno ancora oggi presente nel Fondo (Inv. C 64)[3]. Si tratta di un bel motivo decorativo con attributi della Religione e della Metafisica, della Storia e della Poesia, retti da una testa leonina. Il foglio è strettamente legato a un secondo (Inv. C 54)[4], forse utilizzato per il montante di sinistra, anch’esso presente nel Fondo, sul quale si legge “Festoni al Trumò S. A. R.le osiano Trofei di scienze e Religione / disegnati dal Sig. Levati Pitt.re 1790”. E’ evidente che non sia questo il mobile a due corpi che Maggiolini eseguì per l’Arciduca Ferdinando. Vi è piuttosto il reimpiego delle allegorie adatte a un’erudita committenza.
[1] G. Beretti, A. Gonzáles-Palacios, Giuseppe Maggiolini. Catalogo ragionato dei disegni, Milano 2014, p. 245 [2] G. Morazzoni, Il mobile intarsiato di Giuseppe Maggiolini, Milano 1953, Tav. XXXV [3] G. Beretti, A. Gonzáles-Palacios, Op. Cit., pp. 260-261 [4] Ibidem, pp. 256-257