Giuseppe Maggiolini, Secrétaire, 1790 ca
Fusto in legno di noce, abete e pioppo intarsiato in noce, palissandro, bois de rose, acero, acero tinto verde, bosso e altri legni non correttamente identificabili
Roma, Palazzo del Quirinale
Sono diversi i mobili eseguiti da Giuseppe Maggiolini oggi parte del patrimonio pubblico italiano. Conservati presso musei e palazzi storici sono spesso stati punto di riferimento per lo studio della lunga carriera dell’Ebanista delle Loro Altezze Reali. Erano quasi tutti noti a Giuseppe Morazzoni che li inserì nella prima monografia dedicata a Giuseppe Maggiolini[1], diversi già esposti alla mostra commemorativa del 1938[2]. Ve n’è però uno sempre sfuggito alla storiografia, ancora oggi sorprendentemente inedito[3]. Si tratta di un secrétaire conservato a Roma, parte dei tesori del Palazzo del Quirinale.
E’ un mobile di eccellente qualità, estremamente documentato da quattro disegni di Giuseppe Levati (1739-1828), sicuramente tra i più belli dell’intero Fondo Maggiolini.
L’anta superiore a calatoia vede intarsiate due cornucopie intrecciate entro guaine di foglie d’acanto. I mazzi di fiori che ne fuoriescono si congiungono mediante racemi con serpi affrontate. Al centro la riserva circolare ribassata è intarsiata con la lettera W, simbolo dell’interiezione “viva, evviva” quale grido di acclamazione ed esultanza. Si tratta della fedele traduzione di un disegno opera di Levati nel quale racemi di vite con grappoli d’uva, foglie e fiori tracciano le linee della lettera W (Inv B 113)[4].
Per le tarsie poste sulle due ante inferiori Giuseppe Maggiolini utilizza forse il più bel disegno di Levati in suo possesso (Inv. C 73)[5]. Si tratta di una composizione decorativa con attributi del Mare: due delfini dalle code intrecciate stringono un tridente e racchiudono una conchiglia ricolma di perle. Tutti intorno coralli, fiori e piante acquatiche.
I fianchi, nel ripetere la scansione della facciata, presentano due grandi pannelli in cui sono tradotti a intarsio, incorniciati da motivi fogliacei, ancora due disegni di Giuseppe Levati (Inv B 140 e B 137)[6]. Nella cartella superiore una faretra con fiori racchiusa entro foglie d’acanto; nella cartella inferiore un trofeo con delfino. Si tratta anche in questo caso di un disegno a soggetto marino.
Sui due angoli della facciata scorrono festoni floreali retti da teste leonine. Anche questi derivati da un disegno di Levati (Inv. C 63)[7]
Per le bordure Maggiolini si avvale di un ricco disegno che vede proposti diversi temi decorativi (Inv. C 69)[8]. Quella superiore, a dividere le ante, vede un motivo alternato di conchiglie e palmette, quella inferiore più geometrica con semicerchi alternati a fogliette.
E’ un mobile ben conservato ma che nel tempo ha subìto manomissioni e rimaneggiamenti. I piedi sono stati rimossi, sostituiti da un cassone che ne aumenta l’altezza, forse perché l’anta a calatoia potesse servire da scrivimpiedi. Le superfici di questa aggiunta sono intarsiate con motivi fogliacei di gusto neoclassico, che ben si armonizzano con il resto della decorazione.
Intervento postumo meno evidente è la corona ferrea, di esecuzione assai scadente, al centro dell’anta a calatoia che sostituisce l’originaria corona di fiori visibile sul disegno preparatorio. Si tratta dell’attributo, ancora oggi conservato presso il Duomo di Monza, posto sulla testa di Napoleone Bonaparte quando, il 26 maggio 1805, presso il Duomo di Milano, fu insignito del titolo di Re d’Italia, e successivamente utilizzato come emblema anche da Casa Savoia.
Resta da capire se tale modifica sia avvenuta in età napoleonica, per celebrare il nuovo regnante, oppure successivamente, durante la monarchia dei Savoia. E’ infatti al periodo sabaudo che data la realizzazione del basamento su cui oggi poggia il mobile.
Questo secrétair resta comunque uno dei mobili meglio eseguiti da Giuseppe Maggiolini. Si tratta di una delle più ricercate commesse eseguite per la corte dell’arciduca Ferdinando, non solo per la qualità delle tarsie ma anche per la bellezza dei quattro disegni preparatori messi a punto da Giuseppe Levati. Il mobile è documentato presso la Villa Reale di Monza intorno al 1875 come testimoniano i marchi d’inventario presenti sul mobile. Da qui il secrétaire passò, non sappiamo quando, al Palazzo del Quirinale.
[1] G. Morazzoni, Il mobile intarsiato di Giuseppe Maggiolini, Milano 1953 [2] Mostra commemorativa di Giuseppe Maggiolini, catalogo della mostra (Milano, Museo di Milano, novembre / dicembre 1938), Milano 1938 [3] Il mobile non fu mostrato ad A. Gonzáles-Palacios in occasione della schedatura scientifica cui fece seguito la pubblicazione dedicata ai mobili italiani del Quirinale, A. Gonzáles-Palacios, Il patrimonio artistico del Quirinale: i mobili italiani, Milano 1996 [4] G. Beretti, A. Gonzáles-Palacios, Giuseppe Maggiolini. Catalogo ragionato dei disegni, Milano 2014, p. 112 [5] Ibidem, p. 264 [6] Ibidem, pp. 121-122 [7] Ibidem, pp. 259-260 [8] Ibidem, pp. 262-263